Dove tutto scivola via
Anche chi si mette i pattini per la prima volta, difficilmente riesce a resistere all’attrazione del ghiaccio naturale. Pattinare sui laghi ghiacciati evoca una sensazione di spensieratezza e leggerezza d’animo nella maggior parte delle persone - un giro sul lago Piburger See nella Ötztal.
È domenica pomeriggio e la superficie ghiacciata di 800 metri del lago Piburger See ricorda la pagina di un libro brulicante. C’è chi si siede sulle slitte per allacciarsi i pattini, chi si accomoda su una panchina coperta, situata come la fermata dell’autobus sul bordo della pista di ghiaccio. I thermos sono fumanti, i bambini bevono da tazze con il beccuccio, qualcuno rovista nella tasca del proprio parka in cerca di una fiaschetta.
Per i più piccoli ci sono pinguini e panda in plastica pronti ad essere utilizzati per mantenere l’equilibrio sul ghiaccio. “Parcheggia qui l’orso polare e saluta”, dice una madre mentre il marito cerca di fotografare la scena senza cadere.
Alcuni ragazzi scendono con i pattini dall’argine ghiacciato, scivolando sul ghiaccio come dadi lanciati da un bussolotto. Solo uno riesce sempre ad atterrare in piedi impressionando, così, non soltanto le sue amiche quindicenni.
Ci sono gruppi più o meno grandi di persone. Più o meno ambiziosi. Veloci o molto cauti. Ragazze che si esercitano a pattinare all’indietro o si cimentano in semplici figure - spesso dovendoci rinunciare rapidamente: il ghiaccio, in queste giornate, è troppo rovinato e crepato per potersi esibire in un flip, un lutz o un loop.
Ma è così che funziona: il ghiaccio è un materiale mutevole, soggetto al vento e alle condizioni atmosferiche. Una volta scongelatosi e ricongelatosi di nuovo, presenta graffi e incrinature. Un prodotto naturale al 100%. Ma è proprio perché il passaggio allo stato di aggregazione non è poi così scontato e non rispetta tempi prefissati che c’è qualcosa di magico in uno specchio d’acqua che si ghiaccia e continua a inspessirsi fino a diventare abbastanza stabile da sostenere qualsiasi cosa possa venire in mente alle persone che si lasciano prendere la mando dal gioco.
Kleurrijke mode te midden van de witte idylle
“Hai notato che qui anche le ragazze hanno i pattini da hockey?”, domanda al suo accompagnatore una signora di una certa età che verosimilmente ha imparato a pattinare con gli stivaletti bianchi da ghiaccio artistico. “Se entri in un buco con la seghettatura, fai un volo”, dice ridendo più forte di quanto ci si potrebbe aspettare.
Anche l’abbigliamento della maggior parte dei pattinatori è tutt’altro che classico. Alcuni indossano tute da sci dai colori fluo, altri jeans. Ci sono calzamaglie e leggings sportivi in finta pelle, giacche di montone e maglioni in stile norvegese fatti a mano. Alcuni indossano il casco, altri berretti con pompon, cappelli di loden o fasce. Alcuni sembrano aver ripescato qualcosa dal fondo dell’armadio per l’occasione. Non c’è paragone con le sfilate high-tech sulle piste da sci o sui percorsi per mountain bike. Forse è perché un lago ghiacciato è talmente raro, che non riescono a imporsi mode del momento.
Sul Piburger See se ne vedono di tutti i colori. Si vedono pattinatori accompagnati dai loro cani che abbaiano, genitori che spingono carrozzine sul ghiaccio e chi attraversa il lago con il nonno a braccetto per mangiare un würstel o uno strudel con gelato alla vaniglia nel caffè sulla riva opposta. È difficile immaginare di potersi sdraiare di nuovo al sole sul pontile, ora scivoloso, di fronte allo snack bar o sulla zattera intrappolata nel ghiaccio, che ricorda in qualche modo la famosa nave da ricerca dell’esploratore Shackleton incagliata nel pack.
Sul Piburger See nella Ötztal, tuttavia, il passaggio dal pattinaggio su ghiaccio al consumo di ghiaccioli non è nulla di insolito: non c’è quasi inverno in cui il lago non si ghiacci già a dicembre riflettendo sulla sua superficie a specchio il cielo gelido per qualche giorno. A più di 900 metri d’altitudine, il lago è incorniciato da vette che lasciano passare poco sole nelle giornate più corte dell’anno.
De ijsoppervlakte schijnt dik genoeg.
Un husky insegue una palla di gomma, coppie pattinano tenendosi per mano, due bambine ridacchiano perché il pattinatore di velocità dalle gambe forzute ha un aspetto tanto accanito. Il pattinaggio su ghiaccio è uno sport da spettatori, anche e soprattutto per i pattinatori. Ovunque si possono osservare scene curiose. Il tutto accompagnato dal caratteristico graffiare, raschiare e stridere delle lame sul ghiaccio.
Improvvisamente, per una frazione di secondo, questo andamento viene interrotto da un forte rumore. Le persone si guardano intorno. “È solo la tensione”, sghignazzano i ragazzi più cool, mentre altri abbandonano il ghiaccio in preda al panico: “È tutto nella norma”. Poi si sente un altro forte crack. Ma non succede nulla. Il lago si è soltanto sgranchito le ossa. Adesso va tutto di nuovo bene.
Solo i giocatori di hockey non si sono accorti di nulla. Sono troppo rumorosi ed esagitati sul campo da gioco che si sono ritagliati. Quando si gioca sul ghiaccio naturale ci sono poche regole e ancora meno premesse. L’importante è divertirsi. Durata del gioco? Numero dei giocatori? Non importa! Questo sport non è solo scattante e intenso, ma anche spesso tosto e talvolta doloroso. Lividi e contusioni ne fanno parte. Pochi giocatori indossano protettori, sul lago si vedono raramente i caschi. Ma l’hockey su ghiaccio è divertente. Si grida, si ride e alla fine, tutti sono comunque stanchi e sfiniti.
“Qui possono giocare insieme sia quelli bravi che quelli meno capaci”, afferma un signore dai capelli bianchi che è venuto al Piburger See con la sua famiglia e gli amici, come ogni anno, per sfogarsi sul ghiaccio. È stato 50 anni fa che ha lanciato per la prima volta un disco attraverso questo lago. In passato, dice, per avere un campo bisognava togliere da soli la neve dal ghiaccio. Oggi, è il Comune a sgombrare la superficie con le spazzatrici. La pista preparata sul lago e intorno ad esso è lunga due chilometri e larga almeno quattro metri. Inoltre, vengono installati dei WC mobili, un capanno per riscaldarsi, un distributore di caffè e snack.
Si sta facendo buio, la maggior parte delle persone ha già lasciato il lago. Soltanto un gruppo è rimasto sul ghiaccio. “Olé” e “venga, venga”, gridano i giovani mentre colpiscono con entusiasmo un disco. Si tratta di un gruppo di studenti Erasmus spagnoli che è arrivato in Tirolo con un minibus da Graz per un lungo weekend. “La maggior parte di noi non ha mai messo i pattini prima d’ora”, dicono gli spagnoli ridendo di gusto. Hanno macchie scure e umide sulle ginocchia e sulle natiche. “I nostri pantaloni sono fradici”, ma non importa. No importa! Gli studenti spagnoli pregano un pattinatore di fargli una foto di gruppo. Gracias, gridano e continuano a giocare, anche se il buio si fa sempre più fitto e il disco si vede appena. Poi si sente soltanto ancora il raschiare dei pattini e delle risate sguaiate.